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In alto, il Ristorante la Caletta con vista
sul golfo di Mola. Qui sopra, il Ristorante
da Orlando
In tutte le culture esistono piatti nati poveri, creati
per sfamare le tante bocche della famiglia sfruttan-
do tutto quello che si ha disposizione e cercando
di aggiungere sapore con quello che si ha. Chi vi-
veva vicino al mare era forse più fortunato, perché
aveva maggiori possibilità di mettere qualcosa di
gustoso in tavola. Nascono così molte ricette di
pescatori, create spesso in modo simile anche a
distanza di molte miglia, con pesci meno pregiati,
liscosi, quelli che al mercato vengono pagati meno,
ma non per questo sono meno saporiti. Nascono in
questo modo zuppe e guazzetti che hanno nomi
diversi, rielaborati nel corso di generazioni e che
nel corso degli anni sono diventati capolavori della
cucina tradizionale. È il caso del caldaro dell'Ar
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gentario, che prende il suo nome da una partico-
lare pentola che i pescatori usavano per cucinare
il pesce sugli scogli o direttamente in barca. Per
una buona riuscita del piatto è fondamentale la va-
rietà di pesce. Gallinella, scorfano, sanpietro, pol-
pi di scoglio, seppie e totani, ma anche murene o
il grongo e tutto quello che rimane nel tramaglio.
Una manciata di crostacei e scampetti per accon-
tentare l'occhio.