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L ' A P P R O D O
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A
nche chi non ha mai letto l'Odissea
conosce la vicenda di Ulisse e del suo
lungo navigare, tanto che l'eroe è di-
ventato eponimo di marinaio e di vaga-
bondo del mare. Eppure, pochi sanno
che chi ha scritto i poemi omerici deve aver cono-
sciuto le isole e i luoghi di cui si parla con tanta
precisione e accuratezza nel descrivere anche in-
formazioni utili a chi ancora oggi naviga su quelle
rotte.
Vathi (Βαθύ)
Ulisse fu condotto dai Feaci a Itaca e lasciato addor-
mentato sulla spiaggia nei pressi di Porto Forchis.
"La baia è protetta da due punte a picco sull'acqua,
chiusa alle onde dei violenti venti, dove le navi sono
tranquille all'ormeggio" ci racconta Omero.
È l'odierna Vathi il santuario dedicato alla divini
-
tà marina Forchis (Forco o Forcide) dove secondo
Omero attracca la nave dei Feaci che riportavano
Ulisse sulla sua isola. Qui sarebbe sorto anche il
palazzo di Odisseo, che però, a differenza di Troia,
Micene e altre città dei poemi omerici, non è mai
stato trovato. Diciamo anche che, se è vero che il
talamo del re dell'isola era costruito su una pianta
di fico, difficilmente sarebbe resistito a 3 millenni
di storia.
L'ingresso alla baia è caratterizzato da una stroz
-
zatura che soprattutto al pomeriggio è caratteriz-
zata da forti raffiche. Si può attraccare alle banchi-
ne gestite dalla Capitaneria o ci si può sistemare
nella parte Nord - Est della Baia, alla fonda davanti
alla spiaggia. Nonostante la baia sia aperta a Nord
- Ovest, offre buon riparo dai venti settentrionali,
ma e soggetta a forti raffiche catabatiche soprat
-
tutto in corrispondenza della sua apertura, tutta-
via il fondo fangoso è ottimo tenitore e non si alza
onda.
Gli approdi
di Ulisse
Più che un'isola, Itaca
è un pellegrinaggio
obbligato per tutti
i vagabondi del mare.
di
Luca
Da
Damos
Qui sotto, Vathi, nella foto qui sotto,
è il centro principale di Itaca