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titolo in borsa è crollato, ciò avrebbe probabilmente
portato comunque ad una rinuncia. Va da se che con
la presenza di Hanse il Boot avrebbe avuto 4 stand
di grandi dimensioni in più.
La seconda domanda è: quale futuro per il Boot
e quale percorso di rinnovamento, necessario, vi
sarà? In questo caso la risposta, anche se parziale
è più semplice. L'organizzazione ha un intero anno
per rinnovarsi e riprendersi, dimostrando questa ca
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pacità è possibile un ritorno ai fasti degli anni pas-
sati, se invece, come fecero i dirigenti del salone di
Genova nel 2009 e 2010, continueranno con l'atteg-
giamento rigido tenuto sino ad ora e nella prossi-
ma edizione non riusciranno a riempire nemmeno i
pochi padiglioni di quest'anno, il Boot prenderà la
stessa strada che ha preso il salone di Parigi, quella
della chiusura. Genova ha sfruttato la peculiarità di
essere un salone in acqua, con costi organizzativi
e logistici più bassi più bassi, il Boot non può che
considerare la sua essenza terrestre in cui i costi per
la logistica sono enormi, dovrà rimodulare il costo
degli spazi espositivi. Tutto ciò dovrà avvenire ve
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locemente solo così il Boot continuerà ad offire un
palcoscenico internazionale che nel 2010 aveva ru-
bato a Genova.
In alto, tutti i cantieri hanno portato
1 scafo per uno, in totale c'erano 3
scafi. Qui sopra, comunque numerosi
gli accessori, ma con ampi spazi fra gli
stand