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MAXI
IMAXI – Prima di Wally, com'è nata e si è sviluppa-
ta la sua passione velica?
L.B. - Mio padre è sempre stato appassionato di
mare, di barche (inizialmente a motore) e di vela,
ma non di regate. Quando da ragazzino scoppiò in
me la passione per la vela grazie a un marinaio di
Portofino, Titto, al secolo Antonio Prato, mio padre
cercò di spingere mio fratello maggiore (ha sei anni
più di me e allora era già maggiorenne) verso le
regate. Desiderava, infatti, evitare che corresse in
auto nei rally, assai pericolosi al tempo. Abbiamo
fatto le prime regate con la barca di famiglia, un
37 piedi progettato da Olin Stephens e costruito da
Chris-Craft. Ammetto che mio padre non ci faceva
mancare nulla a bordo, anzi ci viziava proprio per-
ché desiderava che questa passione continuasse.
Organizzare tutto quello che riguarda la regata, a
bordo come a terra, era un ottimo modo per abi-
tuare me e mio fratello a lavorare assieme in vista
dell'impegno in azienda (la BTicino, ndr).
Nel 1970 abbiamo comprato uno Swan 43, il se-
In lato a destra e di fianco, l'incendio del Tiketitan
che distrusse la barca il 3 febbraio del 2010 a Palma
de Mallorca. Sotto il Narida che avanza di bolina
condo arrivato in Mediterraneo (il primo fu Tikka di
John Ripard, di Malta) poi venduto a Mario Oriani,
l'editore del Giornale della Vela. Nel '74 fu la volta
dell'Ericson 46 di Bruce King che era decisamente
lento. La svolta arrivò l'anno successivo con Phan-
tom, un C&C 66, che al tempo era il primo maxi
yacht in circolazione.