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La mattina successiva Michèle avvista qualcosa sul-
la superficie del mare e grida "Delfini, delfini!", ma
nessuno reagisce, sono tutti intenti a chiacchierare.
E lei rimane sola soletta, col dito alzato ad indicare
dei delfini ormai scomparsi.
Il rito del gasolio
Cosa si fa l'ultimo giorno? Il pieno di gasolio, natu-
ralmente!
Il benzinaio ci guarda divertito durante il nostro im-
peccabile ormeggio al pontile e alla fine si rivolge a
me per chiedere da dove vengano queste persone.
Parlano una lingua strana. Io gli snocciolo le nostre
sette nazionalità e gli spiego che fra di noi non par
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liamo la lingua di nessuno, parliamo una lingua che
è seconda per tutti noi. Il benzinaio rimane attonito;
ancora oggi siamo amici in Facebook.
Tutti i partecipanti si sono portati a casa un bel ricor
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do di questa settimana. Dice Michèle: "Quando mi
viene in mente questa veleggiata vedo molte imma-
gini, ma sento anche musica. Dal brusio del vento,
ai brani che lo skipper sceglieva per ogni occasione:
musica pomposa per far salire Šebi in testa d'albero,
musica esotica per il tuffo in rada, musica allegra per
lavare i piatti, musica classica per navigare di bolina,
musica brutta per fare in fretta i bagagli alla fine.
La musica addolcisce le maniere, si dice, ma an
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che le crociere!" si riferiva al poeta francese Arthur
Rimbaud.
Il corso di vela prevedeva l'eserci-
tazione in tutte le manovre base. Qui
sopra, Sebi, il membro più giovane
dell'equipaggio, totalmente a digiu-
no di vela. In basso, La la bandiera
dell'Esperanto: la stella a cinque punte
rappresenta i cinque continenti della
Terra, lo sfondo verde rappresenta la
speranza di un mondo con maggiore
uguaglianza fra i popoli