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SVN solovelanet: rivista digitale dedicata al mondo della vela. Articoli di navigazione, di nautica e barche a vela

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21 www.solovela.net Cominciano ad arrivare le adesioni e scopro che 80% dei partecipanti è a totale digiuno di vela: panico! Anzi no. Tutto sommato l'idea di trasformare la veleggiata in un corso di vela mi intriga. Mi sono armato di pa - zienza e mi sono cimentato a tradurre in esperanto il manuale che usavo quando facevo l'istruttore di vela. Primo problema la terminologia: come si traduce ter- zaroli? E amantiglio? Ma non mi sono perso d'animo. L'imbarco Alla fine, i partecipanti erano nove, provenienti dai pa- esi più disparati: Francia, Bulgaria, Svizzera, Croazia, Germania, Repubblica Ceca e Italia. Appuntamento sabato pomeriggio in barca: man mano che arrivava- no li accoglievo con "Bonvenon enŝipe" (Benvenuto a bordo) e loro mi raccontavano l'avventuroso viaggio che avevano dovuto fare per raggiungere Policoro: Ivan dalla Bulgaria aveva attraversato l'Albania in pul - lman e raggiunto Bari in traghetto, Šebi dalla Repub- blica Ceca era arrivato direttamente dall'Africa, redu- ce dal festival giovanile esperantista in Togo. Abbiamo subito socializzato con un buon aperitivo e ho consegnato loro le dispense del corso di vela in esperanto. È stato immediato entrare in sintonia fra di noi. Non a caso gli esperantisti fra di loro si chiamano "samideanoj", persone con la stessa idea, è un'ideale di fratellanza e rispetto reciproco. "Inizialmente ero un po' dubbiosa se partecipare o no – racconta Carla, l'italiana – perché per me era la prima volta in barca a vela e soprattutto perché non conoscevo nessuno, ma devo ammettere che è stata un'esperienza veramente invidiabile". Il rito della cambusa Come noto, la prima cambusa è un rito. È il momen- to in cui i membri dell'equipaggio si conoscono fra di loro, esprimono le loro preferenze, svelano le loro abitudini, aprono un pizzico della loro vita privata. Far cambusa coi nostri nove esperantisti è stato un circo, soprattutto di fronte a traduzioni inaspettate: carbonara, arrabbiata, linguine. Davanti allo scaffale dei liquori, Ivan il bulgaro mi spiega che da loro si usa bere il liquore durante il pasto e la birra dopo cena. Mi sono trattenuto dal ridere, figurandomi di ordinare al cameriere un ammazzacaffé, mentre que - sto mi porta una Tuborg! Fortunatamente la cucina italiana era gradita a tutti, quindi alla fine abbiamo imbarcato pochi würstel e tante orecchiette, grazie a Gianantonio, italiano, otti - mo cuoco oltre che provetto velista. Durante la settimana il nostro scafo ha solcato le ac- que di Porto Selvaggio, Lido Silvana, Porto Cesareo, Gallipoli e Taranto. L'equipaggio della veleggiata era forma- to da 9 persone provenienti da 7 paesi con lingue diverse. La navigazione ha avuto luogo nel Golfo di Taranto " A h , d i m e n t i c a v o . . . E s p e r a n t o s i g n i f i c a - c o l u i c h e s p e r a . "

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