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SVN solovelanet: rivista digitale dedicata al mondo della vela. Articoli di navigazione, di nautica e barche a vela

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94 www.solovela.net Ricordiamo comunque, che il centro di deriva non è un punto geometrico fisso e immutabile, ma dipende dall'andatura, dallo sbandamento e dallo stato del mare. Per la regata In generale, una barca pensata e progettata per una traversata oceanica o per la regata deve privilegiare le performance al comfort. Per esempio, è pratica- mente d'obbligo la presenza di almeno un secon- do o anche di un terzo strallo di prua. Ingrandire i pani velici li rende meno efficienti in senso assolu- to, poiché se ne riduce l'allungamento, ma anche più pratici e gestibili grazie alla possibilità di avere diverse vele di prua rollate e utilizzabili secondo le esigenze, è vantaggioso soprattutto alle andature più larghe durante le lunghe navigazioni oceaniche. Le vele di prua sono più facilmente depotenziabili, poiché si può svergolare la parte alta, scaricandola e mantenendo il centro velico basso. Questo per - mette la presenza di molta tela a prua anche con vento teso. Avere molta tela a prua, in condizioni limite come in regata, può aiutare a compensare qualche straorza, poiché la natura poggiera dei ge - noa mantiene la barca più in equilibrio. D'altro can- to, un albero più arretrato potrebbe necessitare un analogo spostamento della pinna più a poppa, che a sua volta potrebbe compromettere l'equilibrio lon- gitudinale della barca. In tal caso, gli interni della barca possono essere spostati verso prua per ripri- stinare l'equilibrio. Un ultimo cenno va fatto sul punto di mura dello strallo: è teoricamente possibile allungare la "J" fa- cendo partire lo strallo dalla delfiniera o addirittura da un bompresso, se presente. Questo viene comu- nemente fatto sulle barche da regata o attrezzate per traversate oceaniche. Sulle barche da diporto invece, lo strallo presenta spesso un rollafiocco e il suo meccanismo è solitamente incassato in coper - ta per ragioni di estetica e a causa della presenza dell'ancora, il che limita la "J" di 30-50 centimetri. Con queste poche nozioni si capisce facilmente come nel progetto dell'equilibrio di una barca si debbano tenere in considerazione contemporane - amente una molteplicità di elementi che lo rendono per forza di cose un esercizio molto complesso e che purtroppo non esistono conclusioni semplici e valide universalmente. Si ringraziano per l'esperienza e la disponibilità Maurizio Cossutti, Umberto Felci, Marco Lostuzzi e Matteo Polli. In alto un IMOCA, una classica barca da regata oceanica che porta più vele di prua in modo da poter gestire meglio questa parte del piano velico. Stessa cosa fa lo Stainlager, la barca con cui Sir. Peter Blake vinse la Coppa America e qui nella sua versione restaurata. Qui sopra l'avvolgitore del Solaris 42 con il tamburo sottocoperta Daniele Cirigliano, 27 anni, laurean- do in ingegneria areospaziale all'U- niversità di Stoccarda in Germania. Appassionato velista, naviga spesso nell'Arcipelago Toscano L'autore Iscriviti a Solovelanet per avere libero accesso ad articoli, rivista digitale e video

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