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SVN solovelanet: rivista digitale dedicata al mondo della vela. Articoli di navigazione, di nautica e barche a vela

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59 In alto, i clipper per giungere in inghilterra dovevano doppiare il Capo di Buona Speranza. Sopra, la velatura imponente di un clipper moderno non diversa quella dell'epoca d'oro altro straccio si potesse issare sui pennoni o inca- strare tra gli alberi per catturare ogni refolo di aria e spingere i clipper oltre i 15 nodi. Alcuni di questi bolidi erano in grado di issare 13.000 metri quadrati di tela, anche se molto raramente e solo in condizioni ideali era possibile mettere a riva tutte quelle vele, perché a causa delle forme estremamente snelle e degli scarsi volumi dello scafo, il rischio era quello di infilare la prua nelle onde o venire sommersi da un frangente. La tipologia della nave costringeva a un estenuante lavoro di regolazione e si diceva che un equipaggio addestrato e un capitano capace fossero in grado di far guadagnare fino a un nodo e mezzo in più al loro clipper. La merce sottocoperta, i barili di acqua e di cibo de - stinato all'equipaggio, venivano costantemente risi- stemati per migliorare l'assetto, e sul ponte di coper- ta, 20 tonnellate di ferro contenute in apposite casse venivano spostate finché il capitano non reputava che la nave filasse in modo soddisfacente. Non esisteva un clipper uguale a un altro, ma ogni esemplare era forgiato dall'esperienza dei mastri d'ascia e da sperimentazioni visionare più che da un progetto vero e proprio. Tutti erano alla ricerca della maggiore velocità possibile e si dimostrarono adatti al trasporto di carichi molto pregiati e leggeri, come il tè, la seta o l'oppio. Questi nuovi vascelli diedero vita a vere a proprie re - gate e furono protagonisti dell'ultima stagione in cui le navi a vela erano padrone del mare. Giornali spe- cializzati seguivano la rotta dei tea clipper, fornendo le notizie dei passaggi alle Mauritius, al capo di Buo- na Speranza, alle Azzorre, attraverso il mar Cinese, l'Indiano, il Pacifico e infine l'oceano Atlantico, e gli scommettitori puntavano su questo o su quel clipper dato per favorito. La rotta Il porto cinese di Fuzhou sorgeva sull'estuario del fiu - me Min, affacciato sullo stretto di Formosa, davanti all'isola di Taiwan. Lì, era il punto di raccolta delle navi, che caricate di tè, seta o altre spezie, si faceva- no poi trainare da rimorchiatori locali lungo il fiume, fino in mare aperto. L'operazione era delicata e dove- va avvenire rispettando i cicli della marea. Raggiunto il Mar Cinese, si imponeva la scelta della rotta miglio- re per raggiungere le Mauritius e poi capo di Buona Speranza attraverso il dedalo di isole di quel tratto di mare. Molti capitani sceglievano il passaggio orien- tale, che scendeva in pieno Pacifico, a est di Taiwan, delle Filippine e dell'Indonesia. Rotta più lunga, ma meno insidiosa e che comunque in alcune occasioni non si era dimostrata meno veloce. www.solovela.net

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