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SVN solovelanet: rivista digitale dedicata al mondo della vela. Articoli di navigazione, di nautica e barche a vela

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74 www.solovela.net La forma delle carene negli anni si è trasformata in modo importante, spesso di pari passo con la geo- metria delle chiglie. Basti pensare che fino agli anni '50 e oltre di fatto esistevano quasi esclusivamente barche a chiglia lunga. Successivamente molte cose sono cambiate con l'avvento delle chiglie trapezoi - dali prima, e poi quelle a "L" e a "T", che si sono evolute di pari passo con le geometrie degli scafi. L'influenza dei regolamenti di regata: il periodo IOR Oggi il fenomeno è meno netto, ma per almeno 30 anni a influenzare le forme delle carene sono stati anche i re - golamenti di regata, fin dall'esordio dello IOR nel 1970, ma anche prima. A subire quest'influenza non erano solo i progetti da regata puri. Almeno fino al 2000, sul mercato delle barche a vela nuove erano presenti in ab - bondanza i cosiddetti modelli regata-crociera, barche ibride che nascevano con carene performanti ma ave- vano un discreto livello di volumi interni e consentivano di andare anche in crociera. Anche i loro scafi spesso venivano modulati seguendo i paletti dei regolamenti. Oggi il fenomeno è meno netto, dato che il mondo della crociera e quello della regata si sono allontanati. Tornando al periodo IOR, il regolamento favoriva bar - che con slanci importanti a prua e poppa, con una ridotta lunghezza al galleggiamento e con pescaggi non troppo accentuati, bilanciati dalla stabilità di for- ma data dal baglio massimo a centro barca e dalle larghe chiglie trapezoidali. Pensiamo per esempio allo Ziggurat 995 disegnato da Andrea Vallicelli a ini- zio anni '80: una barca con una prua e una poppa dagli slanci importanti, ridotta lunghezza al galleg- giamento, un pescaggio di 1,70 (oggi per una barca da regata di 10 metri è in media circa 20 cm in più) e un baglio massimo di 3,30 mt concentrato a centro barca con prua e poppa strette. Caratteristiche che sintetizzano bene la fase IOR. Soffermandoci in particolare sulla forma della carena di questo periodo, questa tendenzialmente era a "V" morbida, stretta a prua e poppa e larga nella zona cen - trale. Da queste forme ne derivavano delle caratteristi- che di navigazione che accomunano la maggior parte dei progetti IOR. Grazie alla forma a "V" e alla ridotta superficie bagnata, queste barche erano molto bolinie- re e performanti con vento leggero. I dolori arrivava- no alle andature portanti: avendo volumi molto magri all'estremità dello scafo e un baglio massimo ampio solo su una porzione ridotta della carena, diventavano piuttosto instabili con onda e vento forte. Queste care - ne in poppa offrono infatti appoggi scarsi e spesso le barche dell'epoca IOR sotto spinnaker innescavano il tipico pendolo, con l'albero che oscillava sopravvento e sottovento a rischio di straorza o strapoggia. L arga, stretta, a "V" a "U" o piatta: esiste la carena perfetta? Difficile definire un modello di carena ideale, piuttosto potrem- mo dire quale tra queste varie tipologie è quella che risulta più comoda e confortevo- le in navigazione senza penalizzare troppo le prestazioni. Le carene con forma a "U", tipiche del periodo IMS o di alcune barche da crociera moderne, sono forse quelle che offrono il compromesso migliore tra comfort e prestazioni, a patto che il baglio massimo non venga esasperato. Un 40 piedi per esem - pio, con una carena morbida a "U", e una larghezza massima che non supera i 4 metri, avrebbe le carte in regola per offrire ai suoi ospiti un buon mix tra comodità e prestazio - ni. Sia chiaro, stiamo facendo degli esempi in linea teorica, dato che le capacità di na- vigazione di una barca dipendono anche da altri fattori come la forma e il pescaggio della chiglia o la potenza del piano velico in base al dislocamento. L'esempio serve comunque per sottolineare come in generale le carene a "U" siano tolleranti in un ampio range di con - dizioni e abbiamo delle performance che si possono definire all round. A differenza per esempio delle carene a "V" o di quelle piatte extra larghe che sono molto sbilanciate come prestazioni verso la bolina, le prime, e verso le andature portanti le seconde. La carena perfetta

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