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N
egli anni Novanta i grandi cantieri per
la produzione in serie consideravano
i 50 piedi la misura massima per le
loro imbarcazioni. In effetti una barca
di queste dimensioni sembrava gran-
de, la sua coperta solitamente era una prateria
di winch e condurla con un equipaggio ridotto era
impensabile. Anche nel mondo del charter i pochi
50 piedi reperibili erano considerati barche di pre-
gio difficili da portare e non venivano mai noleg-
giati senza equipaggio.
Il primo cantiere a spingersi vicino ai 60 piedi fu
Beneteau con il Beneteau 57 che allora sembra-
va una nave. Una barca che oggi avrebbe poco
senso e che metteva in evidenza come il cantiere
stesse sperimentando per capire qual era il pub-
blico che poteva essere interessato a barche di
quella grandezza.
Dagli anni Novanta a oggi la tecnologia delle bar-
che a vela ha fatto grandi progressi e i cantieri
sono enormemente cresciuti come numeri di unità
prodotte. Ciò ha portato a un incremento di fattu-
rato consistente, il che ha permesso di rinforzare i
centri studi e sviluppo e investire per la sperimen-
tazione. I maggiori studi da parte di ingegneri più
qualificati hanno fatto sì che le barche divenissero
sempre più semplici e meno faticose da portare.
Oggi si è arrivati al punto in cui un 60 piedi si può
portare in due persone e l'equipaggio professio-
nale diventa più un aiuto alla vita di bordo che un
indispensabile supporto per la navigazione.
A Cannes 2016 abbiamo visto il nuovo Oceanis
Yacht 62 della Beneteau, che ha seguito, a due
anni di distanza, lo Jeanneau 64 dell'omonimo
cantiere francese. Queste due imbarcazioni dimo-
strano come la soglia della barca industriale stia
salendo notevolmente e come i cantieri riescano
a sviluppare tecnologie che permettono a una
coppia di armatori di vivere anche barche sopra i
60 piedi in prima persona.
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