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Da prima lentamente, poi quasi di scatto tornò in po-
sizione. L'ansia di Szymon si manifestò in una ricerca
quasi spasmodica di eventuali danni. Con gli occhi
analizzò il ponte, corse al pilota automatico, guardò
le vele, il boma e, infine, l'albero. Il suo viso sbiancò
e un'ombra di paura gli passò sul volto. A circa due
metri sopra la coperta, c'era un'ombra, un'ombra
maligna che non prometteva nulla di buono.
Si pulì gli occhiali che gli impedivano di vedere bene,
si asciugò il volto e poi tornò a fissare il punto. L'om-
bra era ancora lì e quando la mise a fuoco ebbe la
conferma di quello che temeva, l'albero era piegato.
Un'ammaccatura sull'estruso di alluminio, non gran-
de, né profonda, ma sufficiente ad aver compromes-
so l'integrità del palo, da allora, se non fosse corso
ai ripari, l'albero sarebbe potuto venire giù in ogni
istante. Per fortuna Szymon aveva voluto che l'al-
bero avesse uno spessore maggiore di quello della
versione standard. Se così non fosse stato, a questo
punto, sarebbe già stato spezzato in due e a lui non
Sopra, l'Atlantic
Puffin in navi-
gazione. Di lato,
l'albero dopo che
la barca è stata
sdraiata. All'al-
tezza dell'uscita
della drizza si nota
un'ammaccatura,
una piegatura
nell'estruso di
alluminio che
potrebbe provo-
care la rottura
dell'albero, perché
questo lavora
soprattutto in
compressione